Perché dire “sono ADHD” e “ho l’ADHD” non è la stessa cosa
Cosa troverai qui
- Perché dire “sono ADHD” e “ho l’ADHD” non è la stessa cosa.
- Come il linguaggio influenza la percezione di sé e l’autostima.
- Consigli per scegliere le parole che ti fanno sentire più autentico.
- Un approccio pratico e gentile per parlarti e parlare di te.
Il potere delle parole quando vivi con l’ADHD
Se hai l’ADHD, lo sai: le parole che usi per descriverti possono cambiare come ti senti. Dire “sono ADHD” suona come se la condizione fosse tutta la tua identità. “Ho l’ADHD” invece la sposta su un piano medico: è una caratteristica, non tutto te stesso. Nessuna delle due è “giusta” o “sbagliata”. La scelta dipende da come vuoi raccontarti e da quanto vuoi che l’ADHD definisca chi sei.
“Sono ADHD”: identità e appartenenza
Molti adulti neurodivergenti scelgono di dire “sono ADHD”. È un modo per rivendicare un’identità, sentirsi parte di una comunità e non vivere la diagnosi come un’etichetta da nascondere. Per esempio:
- "Sono ADHD e creativo, vedo connessioni dove altri vedono caos."
- "Sono ADHD, e questo spiega perché gestire il tempo per me è una sfida."
Questa forma può dare forza, perché integra l’ADHD nella tua storia personale, senza vergogna.
“Ho l’ADHD”: una caratteristica, non tutto me stesso
Altre persone preferiscono dire “ho l’ADHD”. In questo modo, l’ADHD è una parte della vita, non un’etichetta totale. Ti permette di:
- Riconoscere la sfida senza farti definire solo da essa.
- Parlare con familiari, colleghi o medici in termini più neutrali.
Per chi ha bisogno di separare sé stesso dalla diagnosi, questa forma può essere più leggera e pratica.
Scegliere le parole che ti aiutano
Non esiste un modo unico di parlare di te stesso. Puoi dire “sono ADHD” quando ti senti parte di una comunità, e “ho l’ADHD” in contesti più clinici o lavorativi. Il punto chiave è: scegli la formula che ti fa sentire bene, compreso, e rispettato.
Prova a notare come ti senti quando dici una frase o l’altra. Ti carica? Ti alleggerisce? Ti mette ansia? Questo è il tuo indicatore migliore.
Un piccolo passo positivo
Parlare di ADHD con parole tue è già un atto di cura verso te stesso. Sperimenta, cambia idea se serve, e ricorda: sei molto più della tua diagnosi. Che tu dica “sono” o “ho”, l’importante è che ogni giorno tu possa raccontarti in modo vero e gentile.
L’articolo in pillole
- Le parole influenzano come viviamo la diagnosi di ADHD.
- “Sono ADHD” rafforza l’identità e la connessione con la comunità.
- “Ho l’ADHD” separa la persona dalla condizione e suona più neutro.
- Non esiste un unico modo corretto: scegli quello che ti fa stare bene.
- Cambiare linguaggio può essere un atto di autocompassione e consapevolezza.
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