l'attenzione nell'ADHD: hyperfocus e disattenzione
Nel contesto dell’ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività), uno degli aspetti più complessi da comprendere è la gestione dell’attenzione. Molti pensano che l’ADHD significhi semplicemente “distrazione costante”, ma la realtà è molto più sfumata. Due manifestazioni apparentemente opposte – i momenti di incapacità di direzionare l’attenzione e l’hyperfocus – convivono nello stesso disturbo, creando una dinamica complessa che spesso confonde chi non vive questa esperienza in prima persona.
Momenti di incapacità di direzionare l’attenzione
Questi momenti si verificano quando la mente fatica a rimanere ancorata a un compito specifico. Non si tratta solo di una semplice distrazione: è come se l’attenzione diventasse sfuggente, incapace di seguire una direzione precisa. Le persone con ADHD possono trovarsi a iniziare un’attività, interromperla dopo pochi minuti, passare a un’altra e poi dimenticare la prima. In questo stato, anche le cose più banali – il rumore di fondo, il movimento di una persona, una notifica sul telefono – riescono a catturare l’attenzione e a frammentarla.
Questa difficoltà a mantenere il focus non dipende da pigrizia o disinteresse, ma da un funzionamento neurologico particolare. Il cervello di chi ha ADHD fatica a regolare i circuiti dell’attenzione e spesso richiede stimoli forti o coinvolgenti per attivarsi pienamente. Ciò significa che anche compiti importanti ma percepiti come poco stimolanti diventano difficili da seguire.
Hyperfocus: l’altra faccia della medaglia
All’estremo opposto troviamo l’hyperfocus: uno stato di concentrazione intensa e prolungata su un’attività specifica. Quando scatta l’hyperfocus, tutto il resto sembra scomparire: il tempo si dilata, le interruzioni passano inosservate e la persona riesce a lavorare con una produttività sorprendente. Questo fenomeno non è sempre prevedibile, ma tende a emergere in attività percepite come particolarmente coinvolgenti, gratificanti o creative.
L’hyperfocus può sembrare un superpotere, ma ha anche lati negativi. Se da un lato permette di portare a termine compiti complessi con grande qualità, dall’altro può generare problemi nella gestione quotidiana: si rischia di trascurare pasti, scadenze, impegni o relazioni sociali perché l’attenzione è assorbita completamente da un’unica attività.
Il filo comune tra i due estremi
Nonostante sembrino fenomeni opposti, momenti di dispersione e hyperfocus sono due espressioni dello stesso nucleo: una difficoltà di regolazione attentiva. Nell’ADHD, il problema non è tanto la mancanza di attenzione in senso assoluto, ma l’incapacità di gestirla in modo flessibile, orientandola volontariamente dove e quando serve. È come avere un faro di luce che si accende e si spegne in modo imprevedibile: a volte illumina tutto senza riuscire a soffermarsi su nulla, altre volte si concentra su un punto specifico lasciando il resto nell’oscurità.
Strategie di consapevolezza e gestione
Comprendere questa dualità è fondamentale per sviluppare strategie efficaci di gestione. Imparare a riconoscere i segnali dell’hyperfocus aiuta a programmare pause e a bilanciare la giornata. Allo stesso modo, adottare strumenti visivi, promemoria e suddivisioni dei compiti in micro-obiettivi può ridurre i momenti di incapacità di dirigere l’attenzione.
Riconoscere che entrambe le esperienze fanno parte dello stesso continuum permette di ridurre il senso di frustrazione e di utilizzare la propria attenzione in modo più consapevole, trasformando una sfida in un potenziale punto di forza.
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