ADHD combinato, che vuol dire?

L’ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività) è una condizione neurobiologica che influisce sullo sviluppo comportamentale e cognitivo, manifestandosi con sintomi di disattenzione, impulsività e iperattività. Tra le varie forme di ADHD, uno degli aspetti clinici più rilevanti è l’ADHD di tipo combinato. Questo sottotipo si caratterizza per la presenza simultanea di sintomi sia di disattenzione sia di iperattività-impulsività, rendendo il quadro clinico più complesso e spesso più impattante sulla vita quotidiana di chi ne è affetto.


Dal punto di vista diagnostico, l’ADHD di tipo combinato si identifica quando un individuo presenta almeno sei sintomi di disattenzione e sei sintomi di iperattività/impulsività per un periodo prolungato, generalmente di almeno sei mesi, in contesti diversi come casa, scuola o lavoro. I sintomi di disattenzione comprendono difficoltà a mantenere l’attenzione su compiti o attività ludiche, tendenza a distrarsi facilmente da stimoli esterni, dimenticanze frequenti e difficoltà nell’organizzazione. I sintomi di iperattività e impulsività, invece, includono la difficoltà a rimanere seduti per lunghi periodi, parlare in modo eccessivo, interrompere gli altri, agire senza riflettere e avere difficoltà a gestire l’attesa del proprio turno.


Le specifiche dell’ADHD di tipo combinato risiedono proprio nell’interferenza reciproca di queste due componenti. La disattenzione può ridurre l’efficacia nelle attività quotidiane e nello studio, mentre l’iperattività e l’impulsività possono generare difficoltà nelle relazioni sociali, creando frustrazione sia nell’individuo sia nel contesto familiare e scolastico. Questa combinazione di sintomi rende il percorso di gestione e trattamento più articolato, poiché richiede strategie mirate su più fronti.


Dal punto di vista neurobiologico, l’ADHD di tipo combinato è collegato a una regolazione atipica dei neurotrasmettitori, in particolare della dopamina e della noradrenalina, che influenzano l’attenzione, la motivazione e l’autocontrollo. Studi di neuroimaging mostrano differenze nel funzionamento di alcune aree cerebrali, come la corteccia prefrontale, responsabile della pianificazione e del controllo inibitorio, e i circuiti sottocorticali legati alla regolazione del comportamento.


Le specifiche dell’ADHD di tipo combinato richiedono un approccio multidisciplinare per la diagnosi e la gestione. La valutazione iniziale deve includere colloqui clinici, questionari standardizzati e, dove necessario, osservazioni dirette dei comportamenti in diversi contesti. Il trattamento può includere interventi comportamentali, supporto psicoeducativo, strategie di gestione scolastica e, in alcuni casi, terapia farmacologica prescritta dallo specialista.


Un aspetto centrale nella gestione dell’ADHD combinato è la collaborazione tra famiglia, scuola e professionisti della salute. I genitori devono essere formati per adottare strategie educative coerenti e prevedibili, mentre gli insegnanti possono implementare strumenti didattici flessibili e sistemi di rinforzo positivo. A livello individuale, tecniche di autoregolazione, come la suddivisione dei compiti in step più piccoli e l’uso di promemoria visivi, aiutano a ridurre l’impatto dei sintomi sulla vita quotidiana.


In sintesi, le specifiche dell’ADHD di tipo combinato mettono in evidenza la complessità di un disturbo che coinvolge simultaneamente attenzione e comportamento motorio-impulsivo. Comprendere questa forma di ADHD significa riconoscere la necessità di un supporto personalizzato e continuo, che valorizzi le risorse dell’individuo e ne riduca le difficoltà, favorendo un percorso di crescita e autonomia più sereno.

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